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LA TROTA

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Messaggio  donato Gio Nov 25 2010, 14:33

MORFOLOGIA E SPECIE: LA TROTA

La trota è un predatore molto diffuso nelle acque correnti di tutto il
mondo, sia a causa della sua vincente struttura biologica ed evoluta,
sia a causa della fama di pesce sportivo che ha portato l’uomo a
immissioni in nazioni e continenti nei quali non era presente.

Il corpo, slanciato, è contraddistinto dalla presenza di una seconda pinna
dorsale, detta adiposa, dalla bocca munita di denti conici e da piccole
squame cicloidi.

Alcune specie sono andromanie (risalgono le correnti), altre stanziali.

Si tratta di un salmonide presente in Italia originariamente in sole tre
specie: la trota fario (Salmo trutta), la trota macrostigma (Salmo
cettii o Salmo macrostigma), il salmerino alpino (Salvelinus alpinus).

La specie trota fario, politi pica e polimorfa, ha poi dato origine, in
Italia, a tre sottospecie: il carpione (Salmo trutta carpio), la trota
lacustre (Salmo trutta lacustris), la trota marmorata (Salmo trutta
marmoratus).

La presenza di ibridi delle due specie (fario e
marmorata) dimostra con tutta evidenza la derivazione tipica della
medesima specie, mentre la cosiddetta trota lacustre è il risultato di
un adattamento della trota ad ambienti lacuali di grande e grandissima
portata.

LA RIPRODUZIONE

La riproduzione, che avviene
sempre in acqua dolce, è caratteristica: una volta raggiunta la maturità
sessuale (il periodo è variabile, ma in genere intorno ai 2 anni per il
maschio e ai 3 per la femmina), nel periodo invernale – ovvero nel
periodo in cui avvengono le minori precipitazioni piovose (e quindi
spesso quando nevica) – la femmina cerca il luogo adatto alla
deposizione delle uova, compiendo a volte anche diversi chilometri.

La ricerca termina quando il pesce ha trovato una corrente costante ma non
eccessivamente violenta, una temperatura dell’acqua variabile tra 0 e
15°C e un fondale ghiaioso in cui deporre le uova, dopo aver spazzolato e
scavato con la coda e con l’aiuto della corrente stessa.

A quel punto le uova (1500-2000 per kg di femmina), di dimensioni molto grandi
(4-6 mm), vengono emesse, collocate nel piccolo solco appena realizzato
e, immediatamente dopo, fecondate dal maschio.

Terminata la fecondazione, è la femmina che provvede, smuovendo la ghiaia a monte, a ricoprire la piccola buca.

Le uova rimangono in loco per circa 45-50 giorni e poi schiudono.

Ne esce un avannotto che deve ancora utilizzare il sacco vitellino (parte
nutritiva dell’uovo) quale alimento per un periodo variabile di giorni,
dopodiché deve iniziare a cacciare per nutrirsi.

Nei laghi ove non ci sono immissari né emissari la riproduzione avviene soltanto se
gli stessi sono alimentati da sorgenti che creino una moderata corrente,
elemento essenziale per la riproduzione.

LA VISTA

La vista della trota è condizionata dalla posizione che hanno gli occhi
sulla struttura ossea, conica, della testa: disposti ai lati di questa,
convergono in modo marcato avanti, con una soluzione che offre alla
trota una visione monoculare di 150° per ogni occhio e una visione
anteriore binoculare di 30°.

Una disposizione di questo tipo fa si che la trota cerchi di avere le proprie prede nel cono visivo dei 30°, in maniera da avere ben chiara la distanza che la separa dal cibo.

Per questi motivi il pesce magia, nel caso si nutra di insetti, solo quelli che ricadono sulla sua perpendicolare.

Per contro, i 30° posteriori sono totalmente ciechi, per cui chi riuscisse
ad avvicinarsi silenziosamente e senza produrre vibrazioni a una trota
arrivandole da dietro potrebbe tranquillamente prenderla per la coda.

La messa a fuoco è molto particolare, dando la possibilità di individuare
tutti gli oggetti contemporaneamente da 60 cm all’infinito.

Tuttavia questo sistema costringe il pesce a sfuocare tutto il resto nel momento
in cui si concentra su qualcosa che deve osservare da vicino, ovvero al di sotto dei
60 cm.
Può cosi capitare al pescatore di osservare
una trota che si nutre di insetti adulti appena sotto la superficie e di
rendersi conto che lei, praticamente, non lo vede.

Ma la ragione di questa apparente invisibilità del pescatore è data anche da un altro fattore: il cono visivo del pesce.

La trota riesce ad avere più o meno campo visivo a seconda della profondità alla quale è situata.

Il cono, che ha un’angolazione di 97,6 gradi, permette alla trota di
vedere all’esterno; al di fuori del cono, può scorgere solo scure ombre
o, in situazioni di buona illuminazione e di sole, o solo il riflesso
del fondo.

L’UDITO

L’udito vero e proprio della trota è
limitato: le orecchie non hanno un padiglione esterno, sono collocate
all’interno della testa e percepiscono soltanto i suoni ad alta
frequenza.

Per questo motivo i normali rumori esterni non vengono minimamente percepiti.

Il pesce non sente quindi né un jet che passa sopra di lei né le
chiacchiere dei pescatori che sono fermi sulla sponda a decidere la
strategia di attacco alla buca.
Per sua fortuna, però, è dotata di
una micidiale arma percettiva, ovverosia un dotto laterale pieno di
liquido che avverte, tramite sottili terminazioni nervose, qualsiasi
vibrazione a bassa e bassissima frequenza.
Grazie a questa caratteristica, la trota riesce a percepire qualsiasi animale – quindi
anche l’uomo – che si avvicina al fiume smuovendo ciottoli e sassi o
rompendo rami in prossimità del getto del fiume, o, peggio, nell’acqua.

Questa percezione, unita a una buona vista, fa si che un avvicinamento
corretto, silenzioso e invisibile al luogo di pesca dia spesso l’arma
vincente, ancor più dell’esca o del sistema di pesca.

IL GUSTO E L’OLFATTO


Il gusto e l’olfatto nella trota hanno importanza sia in relazione all’alimentazione, sia nel periodo dello sforzo riproduttivo.

Nel primo caso è noto quando certi odori (in acqua si parla di sostanze
chimiche diluite) possono essere irresistibili: il sangue, per esempio, è
vietato sia nei fiumi, sia nei laghetti di pesca sportiva.

Altra curiosità che evidenzia quanto il gusto sia sviluppato nei pesci è dato
dalle cosiddette esche “sdentate”, ovverosia profumate, che hanno preso
piede sia tra le esche artificiali, siliconate in particolare, sia tra
le esche naturali, dove sempre più spesso gli alimenti dati alle larve
di mosca carnaria allevate per la pesca vengono profumati per rendere la
carne della larva maggiormente attrattiva.

Nel secondo caso, i saloni ma anche le trote utilizzano l’olfatto per risalire il fiume e
ritrovare il luogo dove deporre le uova.

Inoltre la femmina pare
che prediliga la fecondazione delle proprie uova da parte di maschi che
hanno un odore del seme più forte rispetto ad altri.

LA PREDAZIONE

La trota è predatrice, sempre, in ogni stadio di sviluppo.

Gli alimenti sono dati da crostacei, molluschi, larve, vermi, insetti adulti, anfibi e piccoli pesci.

I periodi in cui si ciba maggiormente sono quelli crepuscolari nei mesi
caldi e quelli centrali della giornata nei mesi invernali.

Il comportamento nei confronti degli insetti è selettivo; normalmente la
trota si situa sotto la superficie per catturare gli insetti in schiusa,
sul filo di corrente, oppure sul fondo, sul filo della corrente, in
attesa che le larve le cadano praticamente in bocca trasportate
dall’acqua.

Quando, invece, preda i piccoli pesci o gli anfibi
rimane immobile, mimetizzata accanto a un sasso, sul fondale o nel
turbinio della corrente e scatta a un’apprezzabile velocità (arriva a 40
chilometri l’ora), cogliendo di sorpresa la preda, che immobilizza con
la fila di denti conici e che ingoia intera e spesso ancora viva.


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